C’è un famoso libro da cui è stato tratto un film ancora più famoso e molto avventuroso la cui morale è fondamentalmente che le emozioni non sono niente se non sono condivise. Ma siamo sicuri? Sono sempre stata d’accordo finché non sono cresciuta. Un po’. Oltre quella soglia. Quella lì, via, non fatemela dire.
Adesso non ne sono più sicura. Anzi, adesso molto spesso e molto volentieri, sono felice di godermi delle emozioni in solitudine. E so che non sono la sola (appunto). Conosco diverse persone come me, donne e uomini che hanno capito cosa li rende felici e cercano quella roba lì, cocciutamente, liberamente e indipendentemente dal fatto di trovarla in compagnia o meno. Poi ci sono quei casi fortuiti (fortunati) in cui due adulte consapevolezze di questo tipo si incontrano e condividono delle esperienze ed è l’apoteosi. Ma non è mai “necessario”, è solo un plus.
Andare al cinema da soli? Sì, che bellezza. Andare a un concerto, in un locale, a teatro, a cena, in enoteca da soli? Sì, assolutamente. Andare da soli in vacanza, magari all’estero, magari prendendo voli intercontinentali? Non vediamo l’ora. Non c’è modo migliore di conoscere se stessi e di mettersi alla prova.
E poi da soli non siamo mai, parliamone. A meno che tu non sia in Alaska disperso come il protagonista del famoso libro, c’è sempre qualcuno intorno a te che sta vivendo la stessa cosa e non vede l’ora di scambiare due parole, uno sguardo, una risata. Non c’è viaggio in treno, in bus, in aereo intercontinentale in cui non abbia avuto una connessione di questo tipo. Non ci sono barriere linguistiche o culturali che tengano. Siamo umani, profondamente umani.
Abbiamo davvero bisogno di condividere le emozioni per viverle? Io dico di no, dico che non abbiamo bisogno di dircelo per sapere che siamo umani, tutti pezzi unici e tutti così simili. Io dico che la cosa importante è farci caso alle emozioni. E godersele tutte, indipendentemente dalla latitudine e dalla compagnia. Anche da soli esistiamo, anche solo per noi stessi e per quello che proviamo.