Sorpresa: il Natale in pandemia è stato più sereno di quello precedente. Almeno per me. Sarà che mi ero prospettata lo scenario più drammatico, sarà che l’ultimo anno mi ha resa più resiliente. Fatto sta che l’anno scorso, quando avevo tutto, odiavo la mia vita. Quest’anno del Natale in pandemia ho apprezzato tutto. Ho apprezzato di poter fare cose quasi normali (in famiglia siamo in 4 e i miei genitori abitano nel mio stesso comune), ho sentito vicine le persone che mi sono state accanto davvero in questo anno complicato, anche se ci siamo visti meno di quel che pensavamo un Natale fa.
Ho apprezzato che non sia piovuto e mi sono goduta una corsa in una Firenze insolita la mattina di Natale, illuminata da un cielo che tradiva già promesse di primavera. Mi sono goduta tutto quello che potevo fare, compreso il giro dell’isolato a braccetto con mia mamma. Sarà che non avevo aspettative, a questo giro, né prospettive di riscatto (tradizionalmente disattese). Sarà anche che la pandemia mi ha costretta a fare pace con me stessa e accettarmi per quella che sono. Mi sono tolta la prima maschera davanti allo specchio e ho accettato che anche gli altri mi vedessero per quella che sono. Sono uscita dal personaggio. Ho rivelato i miei punti deboli, ho lasciato scoperti tutti i lividi e le ferite, ho riposto la corazza e sono andata in battaglia a mani nude.
Ha funzionato: sono più forte ora? No, neanche per idea. Però sono più felice. Soffrirò ancora? Eccome, ancora di più. Ma sopravviverò. Come dice un mio caro amico: si sopravvive a tutto, anche al Natale.