Sto sviluppando una nuova teoria per cui è possibile mantenere se non l’amore eterno, almeno i suoi benefici fisici. Non tutti hanno la fortuna di essere follemente innamorati o di avere un compagno che ogni giorno ti ricorda perché lo hai scelto (come il mio). Ma i più fortunati di noi si ricordano la scarica di adrenalina dei primi appuntamenti, quel periodo magico in cui non ti puoi ammalare, sentire stanco o fermare mai, quelle giornate in cui potresti spaccare il mondo e ricostruirlo da zero, dormire mezz’ora e ricominciare da capo il giorno successivo. Poi subentrano altre sensazioni, anche più profonde. Ma ogni tanto ci si ammala, ci si sente stanchi e si perde di vista l’obiettivo.
Non si può vivere sempre a 100 all’ora. O no? Beh, ogni tanto, giusto per fare un richiamino, si può cercare di ritrovare la sensazione perduta. Per le giornate grigie di solitudine in cui il partner è lontano e ti senti abbandonato nel mare in tempesta, ho studiato una playlist da far innamorare anche i cuori di pietra. Ascoltatela a vostro rischio e pericolo (ad esempio quello di innamorarvi del panettiere). Chiamiamola playlist di San Valentino per cuori solitari.
- Somebody to love (Queen)
- La città vuota (Mina)
- Se telefonando (Mina)
- I maschi (Gianna Nannini)
- Il cielo in una stanza (di Gino Paoli, ma fatta e rifatta da tutti: questa la mia versione preferita)
- Amore disperato (Nada rivisitata dai Super B)
- Moon River (intramontabile Frank Sinatra)
- Mi sei scoppiato dentro al cuore (Mina, ancora lei)
- Ain’t no sunshine (Bill Withers)
- With or without you (U2)
- Fallin’ (Alicia Keys)
- Senza fine (cantata da Ornella Vanoni)
Aggiungete le vostre, anzi: fatemele sapere. Perché dopo qualche ascolto anche la playlist di San Valentino perde di efficacia, senza un richiamino dal vivo.
“Margherita” di Cocciante