Dopo anni di ferie strampalate strappate qua e là, quest’anno sono riuscita nell’impresa di andare in vacanza in estate. E ho sperimentato ciò che milioni di italiani vivono durante le celebrate ferie d’agosto: ho cominciato a pensare di poter cambiare vita. Che un altro mondo è possibile. Un mondo dove non devo inseguire le fatture ed essere inseguita dall’IVA, un mondo senza stress e senza ansia, al caldo, dove magari non mi viene nemmeno il raffreddore.
La prima settimana di rientro a lavoro ho continuato a pensare intensamente che non sapevo chi me lo avesse fatto fare e perché. Ma soprattutto non mi rendevo conto di come avessi potuto sopportare la mia vita così com’è così a lungo. Poi ho capito.
La verità è che la vita non ci appassiona senza un po’ di rotture.
Le storie d’amore finiscono non appena si smette di lottare per qualcosa, nella coppia o come coppia. Il lavoro diventa una noia mortale senza un po’ di stress, di adrenalina o di incazzature. Le città sono scatole vuote senza un po’ di traffico, luoghi fantasma senza un’anima.
Che gusto c’è a fare il tifo per una squadra che vince sempre? Questo proprio non posso saperlo. Ma so cosa provi quando vinci e non se lo aspettava nessuno, quando rimonti una partita che sembrava impossibile, quando arrivi in fondo a una gara ed è già un traguardo e i santi che hai tirato giù dal cielo lungo il percorso fanno parte del panorama.
Non sarai felice tutti i giorni dell’anno, non amerai sempre quello che fai per vivere e litigherai col tuo partner più di quanto vorresti o quanto pensi di meritare. Ma ci sarà sempre qualcosa per cui festeggiare in fondo alla giornata. Se non altro il fatto di essere sopravvissuto a un’altra giornata. Cin cin.
In copertina: Arnulf Rainer, Centro, 1970 (pastello a olio su carta millimetrata, Galerie Tanglberg)