Da qualche parte ho letto che esiste una app incaricata di ricordare periodicamente al legittimo proprietario i suoi legittimi buoni propositi annuali. La cadenza ideale per dare una spolverata ai buoni propositi e dunque provvedere a tenervi fede sarebbe ogni tre mesi. Non so se siete d’accordo ma per me, al compimento del primo semestre di quest’anno, pare già passato un secolo. Periodo più che sufficiente per fare un bilancio.
In sei mesi ho cambiato un’auto (per forza di cose) e due bici (idem). Ho concluso due gare portando a casa due dignitosissimi risultati. Ho superato infiniti esami, compresi quelli del sangue e quello per diventare sommelier. Ho degustato innumerevoli vini, scritto centinaia di comunicati, aggiunto decine di numeri in rubrica, fatto qualche migliaio di telefonate.
In tutto ciò quanti buoni propositi ho esaudito? Forse un paio, massimo tre. Ma ne ho scoperti altri lungo la via. Come si chiama? Serendipity, l’arte di trovare cose che non sapevi di stare cercando, mentre stai facendo altro. Tipo, ad esempio, vivere.
In copertina: Ugo Carrega, 1999