Non c’è niente di meglio di una giornata di pioggia battente per riportarci alla realtà dopo una “nevicata storica”, come l’hanno definita i meteorologi più allarmisti prima che arrivasse.
La neve, d’altronde, fa questo effetto. Non è colpa sua. È che non siamo abituati. Viene giù qualche fiocco e tutto si ferma, torniamo bambini, ci sembra di essere in vacanza, ci sentiamo autorizzati a mandare tutti i programmi all’aria perché è un’occasione straordinaria e irripetibile. Il mondo sembra diverso. Dopo giorni di allerta e fosche previsioni l’altra notte mi sono alzata e ho percepito un’atmosfera strana: era successo mentre dormivo, il mondo era ricoperto da una coltre bianca e silenziosa. Dentro di me ho sperato che la pioggia se la portasse via entro il mattino, non me ne abbiate. È solo che avevo millemila cose da fare il giorno dopo e altrimenti sapevo come sarebbe andata.
E infatti. Per una giornata sono rimasta tappata in casa in pigiama a bere tazzone di caffè bollente davanti al pc, con i fiocchi fuori che continuavano inesorabili a scendere e il profumo di brioche appena sfornate dal bar sotto casa. Non è stato male, un misto tra una vacanza e un giorno di malattia. Per qualche attimo ho pensato davvero di poter riorganizzare le mie giornate diversamente, di poter andare un po’ in letargo d’inverno. Ho scordato le elezioni, gli impegni, le corse da un appuntamento all’altro.
Ma lo confesso, stamattina quando ho visto ciò che era rimasto della nevicata (ghiaccio grigio ammontato ai lati delle strade e marrone sopra le auto), mi sono sentita sollevata e anche un po’ rassicurata. Perché alla fine il mondo vero è così: un po’ grigio, un po’ sporco, ma non sempre sempre. E alla fine non ci dispiace.
Non ci avevate creduto nemmeno voi, dai.