Cigni e fenicotteri. Unicorni. Mondi fantastici. Sono i protagonisti assoluti sulle spiagge pop di questa estate italiana 2017, ci avete fatto caso? Nelle ore di punta del tuffo in mare l’acqua si popola di creature meravigliose dai colori fluo. Nottetempo gli schermi si accendono dell’ultima serie di Game of Thrones. I più smaliziati ci abbinano qualche puntata di American Gods. Draghi, mostri, dei, strani fenomeni naturali. Purché il bene e il male siano distinguibili ad occhio nudo e in dose sufficiente a fuggire dalla realtà.
Qualche giorno fa mi è capitata tra le mani una statistica (non so quanto attendibile, la base del campione era composta da 1200 persone non so distribuite come), secondo la quale 7 italiani su 10 sono scontenti del proprio lavoro. Le più insoddisfatte in assoluto sono le donne tra 30 e 45 anni, quelle che dovrebbero essere più produttive, strizzate tra autodeterminazione e famiglia. Sarà per questo che ci rifugiamo in un mondo fantastico?
Come mi giro intorno sento sempre più persone vagheggiare del bisogno di staccare la spina e spegner il cervello, anche solo per pochi minuti. Piovono corsi per imparare a rilassarsi. Dobbiamo pagare per non pensare. La chiamano Mindfulness. Dobbiamo pagare per essere coscienti di noi stessi e del nostro corpo, neanche delle nostre azioni, ma di avere gambe, braccia e dita dei piedi. Dobbiamo pagare per riuscire a studiare, ad essere competitivi, a passare gli esami, a diventare un genio.
Sarà che abbiamo tutti bisogno di sentirci unici, particolari, protagonisti. Perché non ci piace stare nel mezzo, non ci accontentiamo di ciò che abbiamo, di essere nella media? Vogliamo credere di essere diversi e poi rifiutiamo il diverso.
Perché vogliamo essere speciali e poi ci facciamo inchiodare in un posto di lavoro che non ci soddisfa? In una vita che non ci soddisfa? Perché non riusciamo da soli a spegnere l’interruttore e fermarci un attimo, chiederci perché lo facciamo e fino a che punto è necessario continuare a farlo? Fioccano corsi di autostima, concentrazione, lettura veloce, memoria, autoconsapevolezza. Ci convinciamo che basti pagare, che basti quella mezz’ora al giorno o alla settimana di meditazione per risolverci tutti i problemi della vita. Siamo schiavi del pensiero in un’epoca in cui non esistono più i pensatori.
Ci vorrebbe un filosofo. Perché non ci sono mai i filosofi quando servirebbero? Oppure ci sono e siamo incapaci di riconoscerli e ascoltarli? Chissà se qualcuno ascoltava Aristotele e Kant, oppure li abbiamo capiti solo qualche secolo più tardi. E’ un’ipotesi verosimile, considerato il fatto che tra i contemporanei di Aristotele e Kant la lettura non era così diffusa. Non lo è neanche oggi. Secondo il rapporto Istat nel 2015 una famiglia su 10 non aveva nemmeno un libro in casa. In compenso, ci sono case piene di fenicotteri.
Forse è vero, un’utopia ci salverà. Sempre se saremo in grado di capirla.