Sono stata un po’ assente in quest’ultimo periodo da queste pagine. E’ perché sono stata molto presente in altri contesti. A me stessa, per esempio. Gli ultimi 6 mesi hanno richiesto più decisioni di quelle che ho dovuto prendere negli ultimi 6 anni.
Ogni scelta mi è sembrata una sliding door: dentro o fuori, nero o bianco, parla ora o taci per sempre. Probabilmente non è così. Guardando indietro tra qualche anno capirò che alla fine ogni strada mi avrebbe portata nello stesso posto. Come è successo negli ultimi sei mesi, quando più di una volta mi è capitato di poter tornare indietro e riprendere le fila di un discorso abbandonato tanto tempo fa, per una scelta che all’epoca mi sembrò scellerata e poi si rivelò provvidenziale per la mia vita, per il mio conto in banca e più di tutto per la mia salute mentale.
Ho letto di recente che gli italiani contemporanei credono più al karma che all’oroscopo. Una svolta storica dal punto di vista sociale (e un grosso colpo per Paolo Fox). Forse siamo diventati tutti un po’ fatalisti, in un mondo gassoso, dove non sai più a che certezza ontologica appigliarti. Forse, come mi ripeteva sempre un caro amico che all’epoca non ascoltavo, le cose succedono quando smetti di nuotare contro corrente e lasci che accadano. E’ troppo presto per dire che ho imparato una qualche lezione da tutto ciò, ma un trucco l’ho imparato: credere in ciò che si fa, prendere una strada e percorrerla fino in fondo. Tornare indietro forse è impossibile, ma cambiare strada non lo è mai.
Adesso scusate, torno a lavorare. Si è aperta per me una nuova strada, che è anche un po’ una strada conosciuta.
In copertina: Black like a Black Hole (Stuart Semple). Per saperne di più qui