Per una persona afflitta da disturbo ossessivo compulsivo per il Natale come me c’è una gioia innaturale nel fare i regali di Natale. E’ qualcosa di talmente intenso e irriverente che arriva un momento in cui mi disgusta. Più che ci avviciniamo alla fatidica data e più mi diventa indigesto girare per i negozi. Comincio a pensare che questa festa è diventata la fiera del consumismo, che ci affanniamo a fare a comprare, comprare e comprare quando abbiamo tutto, non ci manca niente, ché poi è capace che metà delle cose finiscono direttamente al cassonetto.
L’indignazione si fa strada dentro di me con una kefia al collo e il pugno chiuso, nel giro di poche ore sono posseduta dallo spirito di Lenin. Deporterei tutti in Siberia, compresi le renne, la slitta e Babbo Natale.
Faccio voto che l’anno prossimo non andrà così, non mi ridurrò all’ultimo a comprare regali a caso. No, l’anno prossimo, via via, quando troverò un oggetto che mi sembrerà fatto su misura per quell’amica lo comprerò e lo metterò da parte per il giorno di Natale (ipotesi poco probabile). Oppure confezionerò a mano marmellate, candele, ritratti e pantofole per tutti (ormai siamo nel regno dell’assurdo). E mentre mando a quel paese le corna finte e i cappelli rossi, emergo dai negozi con una sacchettata di regali che nemmeno nella migliore pubblicità della Coca Cola. Li ficco tutti sotto l’albero e cerco di non fare il conto di quanto ho speso.
Dal giorno dopo nelle vetrine dei negozi si materializzano i regali di Natale ideali per chiunque. E mi maledico come non mai per non aver aspettato l’ultimo minuto utile per fare i regali, anziché comprare a mani basse come se non ci fosse un domani. E’ la maledizione dei regali di Natale, bellezza, stende anche i migliori natalomani sulla terra. Ma tranquilli, ci sono ancora 12 mesi prima del prossimo attacco. Cominciate a contare.