No, non ho deciso di donare gli organi (anche se sono favorevole, mi valga questa pubblica dichiarazione in caso di prematura dipartita): ho solo prestato la mia lingua per un paio di mezzi pomeriggi alla Società Italiana di Scienze Sensoriali, per quella che si preannuncia come una delle più vaste ricerche di tutti i tempi sulle preferenze alimentari (ma di altro genere) dell’italico popolo.
Il progetto si chiama Italian Taste (per gli amici It-Taste) e coinvolgerà 3000 italiani nell’arco di tre anni, grazie al supporto tecnico e scientifico delle principali università d’Italia. Obiettivo: misurare il gusto degli italiani, ma anche il senso del disgusto, le abitudini a tavola, ma anche la percezione dell’amaro e del dolce, il senso dell’educazione e gli effetti dell’esposizione alla cultura (??) alimentare a stelleestrisce. E come tutto ciò interagisce con ciò che scegliamo di mettere nel piatto. Menti e palati curiosi, non potrete esimervi dal partecipare: alla prima fase di test hanno partecipato in 1000, adesso siamo alla seconda tranche.
Personalmente ho aderito subito, spinta dalla curiosità. Ed è andata così che mi sono ritrovata alle 9 di sera con la lingua blu cobalto e un giovane dottore che mi contava le papille. A proposito: pare che il numero delle papille gustative non sia direttamente collegato con la percezione dei sapori. E’ più una questione di allenamento (orale e mentale).
Ma la strada per la lingua blu (un colorante alimentare che serve appunto a rendere più facile la conta delle papille), è stata punteggiata di degustazioni, test a crocette e altre “ardue” prove… Continua a leggere su Scatti di Gusto