Chi trova un ciclista per amico trova un tesoro. Ma il motivo non è quello che pensate voi.
E’ che andare in bici ti costringe a prendere determinate abitudini. E’ una questione di sopravvivenza. Che a lungo andare fa sì che i ciclisti diventino pedoni, automobilisti e finanche amici migliori. Per alcuni semplici motivi.
Occhio a dove metti le ruote
In un mondo dominato da automi che procedono per strada guardando solo il palmo della propria mano (ovvero il proprio cellulare), chi va in bici è costretto a guardare dove va, onde evitare di essere brutalmente schiacciato. Una buona abitudine che di solito mantiene anche alla guida di altri mezzi, diventando un automobilista migliore. E perfino quando va a piedi guarderà dove va, cercando per lo più di non invadere la pista ciclabile o attraversare a casaccio.
No smartphone, no navigator
Avendo le mani occupate chi va in bici non può permettersi di stare costantemente attaccato allo smartphone, il che lo rende già di per sé una persona migliore. Non può contare sulla coperta di Linus-Iphone che ti tira fuori dai guai, né tantomeno su Google maps. Pertanto chi va in bici è costretto a cercare la strada da solo, imparando i nomi delle vie e notando cose a cui non avrebbe mai fatto caso. Come caffè, locali e ristoranti dove porterà in seguito amici e fidanzati.
Pensar non nuoce
L’assenza di smartphone produce un altro effetto positivo: il chi va in bici è costretto a pensare almeno per una ventina di minuti al giorno (non necessariamente consecutivi). Non solo: il ciclista urbano è anche tenuto a pensare in anticipo, cioè calcolare i tempi necessari agli spostamenti in città. Il che alla lunga lo renderà più puntuale. Amici, ho detto “alla lunga”.
Un fisico bestiale
Chi usa la bici come principale mezzo di locomozione in città di solito vive in simbiosi con l’app del meteo. Ma difficilmente si lascia scoraggiare da temperature polari o acquazzoni. E non per questo si ammala più degli altri, anzi: si tempra. Contribuendo al miglioramento della specie.