Due notizie apparentemente del tutto scollegate mi hanno colpita nei giorni scorsi. La prima è stata la “scoperta” (o meglio l’acquisizione) di un nuovo pianeta per il sistema solare. La seconda la presentazione di uno studio che dimostra come l’aspettativa di vita per chi è adulto oggi sia già verosimilmente di 150 anni.
Detto in poche profane parole, il nuovo pianeta, per il momento battezzato Pianeta Nove o Nono Pianeta, ha in breve tempo rimpiazzato il povero Plutone, espulso dal cerchio magico per mancanza dei requisiti minimi richiesti. Insomma, dopo oltre 70 anni di onorato servizio nel sistema solare (era stato scoperto nel 1930), Plutone è stato estromesso, declassato e sostituito nel giro una decina d’anni nemmeno.
Ma gli è andata di lusso, considerati i tempi che corrono: al mondo d’oggi 10 anni sono l’equivalente di qualche anno luce di una volta. E in una realtà così, dove tutto e tutti sono intercambiabili e cambiati dalla sera alla mattina, è veramente auspicabile trattenersi più del dovuto, fino a 150 anni e oltre?
Detto proprio tra di noi, ma chi ce lo fa fare? Il suddetto articolo che parlava dei miracoli della scienza, declamava che il processo di invecchiamento non è più considerato irreversibile e che la prospettiva di compiere un secolo e mezzo è concreta. Certo, aggiungeva, bisognerà rivedere qualcosa, a partire dal mercato del lavoro. Tradotto: lavorare fino a 85 anni come minimo, prevedere un sistema di lifelong long long learning, rimettere mano alle pensioni.
E poi certo, il sistema sanitario sarà da implementare per far fronte a orde di vecchietti con la sciatica, il diabete, i calcoli e via dicendo (problemi che peraltro cominciano a presentarsi sempre più precocemente e parlo per esperienza diretta).
Per non parlare delle ripercussioni sociali dell’allungarsi sterminato della vita. Se un tempo i matrimoni potevano ben durare tutta l’esistenza, già oggi la speranza di vita delle unioni si è ridotta, figuriamoci se potessimo vivere fino a 150 anni.
Certo, sarà la fortuna di avvocati ottuagenari e giudici ultracentenari. E potremo anche accumulare terze e quarte nozze come se niente fosse (per la gioia di fotografi provati ma drone-dotati, wedding planner specializzate in servizi per l’età libera e catering a base di patate lesse e semolino).
Prima o poi, però, dovremo comunque fare i conti con quello che più ci spaventa: potremo vivere fino a 150 anni, ma non per sempre. Come diceva Cicerone “non mi sembra tanto lunga una cosa in cui c’è una fine” [L’arte di invecchiare]. Sicché tanto vale smettere di preoccuparci e passare al piano B: farci bastare la vita che abbiamo e dimostrare di non aver vissuto inutilmente*.
*anche questa è di Cicero, non sono ancora così saggia (né così vecchia).