Premessa: ringrazio il cielo per ogni centimetro quadrato di pista ciclabile, anche se malmesso o scolorito. Ma non posso fare a meno di chiedermi: coloro che hanno progettato le piste ciclabili a Firenze hanno mai provato a percorrerle in sella a una bici?
Angoli retti in fondo a discese (che se non freni abbastanza entri direttamente nel negozio di fronte), pali, paletti e piloncini a segnalare l’angolo in questione (in modo che se ti salvi dalla vetrina vai a sbattere qui), piste ciclabili “cieche” che finiscono all’improvviso, non si sa perché né di preciso dove, piste interrotte da cantieri, trasferite all’interno di giardini groviera o chiuse temporaneamente per sempre. Ancora a nessuno è venuto in mente di copiare ciò che fanno in Paesi bike-friendly (tipo l’Olanda): attraversamenti ciclabili obliqui, non perpendicolari al marciapiedi, in modo da agevolare i ciclisti.
A volte per andare in bici da un punto A ad un punto B che si trovano l’uno di fronte all’altro, dovresti fare il giro completo della piazza o dell’isolato, se dovessi seguire pedissequamente la pista ciclabile. E poi loro, gli acerrimi nemici del ciclista urbano: i semafori. Ci sono attraversamenti pedo-ciclabili dove prima che scatti il verde fai in tempo ad aggiornare lo stato su Facebook, controllare le email, chiamare mamma e rassicurarla che ti stai nutrendo e mettendo la maglietta della salute.
Ma lo so, sì, non è una buona scusa per buttarsi in mezzo di strada con la bici e attraversare impunemente senza aspettare il via libera. Ma ogni persona che incontri sta combattendo una propria battaglia, sii gentile (Platone).
Il bello è che l’Italia sarebbe un ambiente fantastico a misura di bicicletta, in tutti i sensi e soprattutto turisticamente parlando, ma la viabilità è stata da anni progettata in funzione del traffico veicolare, risorsa ritenuta come unica e indiscussa per la movimentazione nel nostro paese.
Anche tutto l’aspetto intermodale con i mezzi pubblici non considera la bici.
Diciamo che non abbiamo una viabilità fatta per la condivisione di pedoni, bici e mezzi a motore insieme come invece avviene nel nord d’Europa.
Come ben vedi anche tu, a parte le recenti costruzioni, generalmente in Italia le ciclabili sono “ottenute” quasi rubando spazio alle carreggiate o alle zone pedonali già esistenti.
Ormai quando gli automobilisti vedono realizzare piste dipinte di rosso a fianco della strada (quando prima le corsie erano più larghe e comode)…ti lascio immaginare cosa pensano..
Un altro grosso problema che hai evidenziato tu è quello della frammentazione, infatti non c’è continuità spesso e volentieri..
Probabilmente nei paesi Europei ciclisticamente avanzati non solo hanno costruito le ciclabili insieme alle strade, ma nella loro forma mentale le bici sono incluse come filosofia di vita.
Noi che le realizziamo per ultime ci scontriamo chiaramente con infrastrutture già fatte…ferrovie, canali, restringimenti, terreni privati..ecc..
Hai presente quando fanno nuovi tracciati autostradali o vengono aggiunte corsie e miracolosamente spariscono cascine, si restringono terreni…? Ecco.
Se mi sentono inventano le ciclabili a pedaggio!..:)
Ci mancherebbero anche quelle… ma non mi stupirei! 🙂